-------- La descrizione dell' Alfa Romeo Alfetta ---------

In teoria la nuova Alfa Romeo "Alfetta" avrebbe dovuto essere la vedette del Salone dell'automobile di Torino che si doveva svolgere nell'ottobre dell'anno 1971, tanto che già nell' agosto dello stesso anno erano state diffuse notizie riguardanti il nuovo modello alla stampa specializzata.

Tuttavia, la discutibile scelta manageriale presa dai dirigenti dell' Alfa Romeo di dare il maggior visibilità alla contemporanea. ma ben più proletaria "Alfasud", il timore di oscurare anzitempo l'ultima evoluzione della 1750, vale a dire la "2000", e una serie di scioperi che presero l' avvio nella fabbrica di Arese, fecero di fatto postporre la presentazione del nuovo modello di oltre sei mesi rispetto alla data preventivata.

Presentata dunque ufficialmente alla fine di maggio dell'anno 1972, l"Alfetta" divenne comunque, e senza alcun dubbio, una delle Alfa Romeo più riuscite e innovative prodotte nel dopoguerra, poichè essa, i pur rispondendo a tutti quelli che da sempre erano considerati i canoni più tipici e da sempre prerogativa del marchio, era portatrice di una grande carica innovativa e rivoluzionaria, sia a livello estetico, sia a livello di meccanica, rispetto ai modelli prodotti in precedenza dalla casa di Arese.

La sua linea segnò sotto tutti i punti di vista un netto punto di rottura rispetto a quello che da sempre era considerato lo stile classico Alfa Romeo, tanto che successivamente per tutto il corso del decennio ispirò a lungo l'evoluzione della gamma di autovetture prodotte dalla casa del Portello.

Degno di nota il fatto che l'autovettura a partire dal 1972 rimase nel listino ufficiale Alfa Romeo per un lasso di tempo di circa dodici anni, venendo poi sostituita nel 1984 dalla sfortunata "Alfa 90".

  

 ESCAPE='HTML'

Un bella immagine ufficiale dell' Alfa 90, la sfortunata erede dell' Alfetta

   

La linea dell' autovettura rispondeva pienamente ai dettami stilistici che avevano rapidamente preso piede verso la fine del decennio precedente, poichè essa era squadrata e pulita, lineare ed essenziale, ma nel contempo molto aggressiva e ricca di personalità.

Si trattava dunque di una linea per l'epoca molto moderna, ma ne contempo classicizzata dalla presenza di un  frontale di stampo molto tradizionale, tipicamente Alfa Romeo, corredato dai i doppi fari tondi, dotati di cornici cromate e del tipico scudetto, collocato in posizione centrale.

Indubbiamente tradizionali erano anche i paraurti costituiti da una lama in acciaio inossidabile, le tre barre cromate che facevano parte della calandra, attraversandola per tutta la sua lunghezza, e la foggia delle maniglie delle portiere.

La parte anteriore della vettura era bassa, raccolta e relativamente slanciata, mentre invece la parte posteriore della stessa presentava la novità più evidente a livello di tendenze stilistiche, poichè la presenza della  coda alta e tronca, oltre che garantire vantaggi sul piano aerodinamico consentiva tecnicamente il raggiungimento di una capacità di carico quasi da record per la categoria.

All'interno invece non ci si era discostati molto dalla tradizionale formula Alfa Romeo, poichè la plancia, caratterizzata dalla presenza  della didascalia “Alfetta” scritta in corsivo e dagli gli inserti tipo legno, era contraddistinta dalla presenza di un quadro strumenti completo e soprattutto molto leggibile da ogni angolazione, che comprendeva oltre al tachimetro e al contagiri, contraddistinti da una grafica pulita ed essenziale, anche gli indicatori di livello carburante, temperatura acqua e pressione lubrificante, oltre che una completa dotazione di spie.

Il posto guida era  ben realizzato, ed ergonomicamente equilibrato, poichè favoriva la guida a braccia distese, e prevedeva anche la regolazione in altezza del volante.

L'abitacolo era nel complesso molto accogliente e spazioso, poichè il fatto che all' uscita del motore non ci fosse la presenza del cambio (quest' ultimo era collocato posteriormente in blocco con il differenziale) aveva consentito la realizzazione di un tunnel centrale di dimensioni estremamente ridotte, tanto da suggerire una notevole sensazione di spazio agli occupanti dei posti anteriori. Viceversa, gli occupanti dei posti posteriori, pur disponendo di un discreto spazio longitudinale, dovevano fare i conti proprio con l''ingombrante presenza dello stesso, che essendo collocato posteriormente aveva costretto i progettisti dell'Alfa Romeo a gonfiare oltremisura il tunnel centrale, tanto da compromettere seriamente il comfort del passeggero posteriore seduto al centro.

Il portabagagli seppur di generose dimensioni non era sfruttabile appieno, a causa dell' altezza della sua soglia di carico, che costringeva spesso gli utenti a fastidiose manovre, poste in atto allo scopo di collocare i bagagli nel vano, e tendeva ad aumentare il pericolo di danneggiare la carrozzeria negli usi più intensi, mentre sotto il piano di carico trovavano poi posto la ruota di scorta e il serbatoio carburante, avente una capienza di circa 50 litri.

L'ampia vetratura garantiva una buona visuale in ogni direzione e solo in retromarcia la spiovente coda necessitava di una buona dose di pratica prima di poterne valutare correttamente l'ingombro.

La dotazione di accessori, seppur non eccezionale, era considerabile buona in rapporto agli standard dell'epoca nella quale ilmodello fece il suo esordio, e venne considerevolmente ampliata con l'evolversi della produzione dello stesso, sino a giungere a veri e propri eccessi, con la fin  troppo ricca ed elaborata Alfetta "Quadrifoglio Oro", prodotta nel corso degli anni 80.

Nel' annol 1972 il prezzo di listino dell'autovettura era di L. 2.441.600, a cui occorreva aggiungere L. 26.880 per l'interno nel particolare panno texalfa, L. 19.040 per il lunotto termico, L. 16.240 per gli appoggiatesta regolabili e L. 106.400 per la finizione metallizzata, tral'altro gli unici accessori disponibili.

Quello che lasciava a desiderare, come spesso era accaduto nella storia recente del marchio, erano le finiture, solitamente approssimative, e talvolta scadenti, a causa dei difetti di lavorazione e dei materiali impiegati, di scarsa qualità.

Tuttavia è palese il fatto che i veri alfisti all'epoca non comprassero certo le loro vetture allo scopo di sfoggiare la cura costruttiva di sedili e guarnizioni, poichè quello che contava maggiormente per loro erano le prestazioni, e infatti nel corso di quel periodo nelle auto prodotte dall'Alfa Romeo la parte del leone era, in ossequio alla tradizione, rivestita dalla raffinata meccanica, contraddistinta dall' utilizzo di schemi particolari e innovativi, e dall' utilizzo di propulsori solidi, elastici, nonchè caratterizzati da un elevato rapporto potenza/cilindrata.

-- Le varie motorizzazioni dell' Alfa Romeo Alfetta ---

Ecco una tabella riassuntiva, relativa alle varie motorizzazioni che nel corso della sua lunga evoluzione  equipaggiarono le varie versioni dell' Alfetta.

    

 ESCAPE='HTML'

Cliccando sulla freccia, la tabella sarà visualizzata con dimensioni molto maggiori...

 ESCAPE='HTML'

Una bella immagine di due Alfetta 1600 semplificate

 

 

 

Depliant pubblicitario originale attinente all' Alfetta in lingua inglese

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

Un imponente parata di Alfette, schierate ordinatamente

durante   lo  svolgimento   di  un  raduno  di appassionati

della   berlina  sportiva  prodotta  dalla  casa del  Portello

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

 Singolare  immagine  pubblicitaria  di un' Alfetta  1800  prima serie,

 ritratta  mentre è immersa in uno scenario decisamente... innevato

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

Una bella immagine dinamica di un'Alfetta 1800 prima

serie,   "inseguita"   da  un'  Alfetta  1600  semplificata

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

Una  bella  immagine di un' Alfetta 1800 prima serie, tratta

da  una  foto scattata durante lo svolgimento di un raduno

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

Una bella immagine del grintoso musetto dell' Alfetta 1800 prima serie

 

 

 

 ESCAPE='HTML'

Una bella immagine di una grintosissima ed

 elaboratissima   Alfetta   Quadrifoglio   Oro